Chiede giustizia per Willy e per la famiglia del ragazzo rivolgendosi proprio a mamma Lucia e papà Armando, Gabriele Bianchi ha deposto spontaneamente nel corso dell’ultima udienza, quella prima della sentenza prevista per il 14 luglio. “Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito. Io non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa”. Dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Frosinone. Per Bianchi e suo fratello Marco la procura di Velletri ha sollecitato l’ergastolo. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto, ha detto ancora. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio.
Nessuno dei 25 testimoni oculari poteva vedere con chiarezza quanto successo la notte del pestaggio di Willy Monteiro Duarte” . Questa è la tesi difensiva illustrata in aula, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Frosinone, dall’avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Il difensore ha affermato che “al momento del pestaggio, era buio e nessuno era in grado di vedere con chiarezza quello che stava succedendo a causa della troppa gente presente”.
Lapidario e composto il commento di mamma Lucia al termine dell’udienza.