Si è conclusa dopo sei ore di arringhe tra accusa e difesa, la fase di udienza sul presunto voto di scambio in provincia di Latina. La pubblica accusa sostiene che l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e l’ex responsabile della campagna elettorale della lista Noi con Salvini, Emanuele Forzan, avrebbero stipulato un accordo con il clan Di Silvio: soldi in cambio di voti e dell’affidamento del servizio di attacchinaggio dei manifesti elettorali.
Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese, integrate da intercettazioni e conversazioni captate, che secondo il Pm confermerebbero l’infiltrazione del clan nelle campagne elettorali locali. L’accusa richiede otto anni di carcere per Del Prete e sei per Forzan.
Le difese contestano però l’impianto accusatorio, sostenendo che non vi siano prove concrete dell’accordo e censurano l’utilizzo di alcune trascrizioni di intercettazioni, ritenute suggestive e non attendibili. Sarà ora il collegio penale, presieduto dal dottor La Rosa, a valutare la credibilità dei collaboratori e la consistenza degli elementi raccolti. Il processo è stato aggiornato a gennaio per le prossime udienze.