Per oltre un’ora ha raccontato quanto vissuto la notte del 16 ottobre, di quell’ordigno “non rudimentale” che poteva “fare esplodere le auto a gas e far crollare la villetta” dove si trovava assieme alla famiglia. Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, è stato ascoltato davanti alla commissione parlamentare Antimafia sull’attentato avvenuto davanti alla sua abitazione a Pomezia, alle porte di Roma. Il giornalista ha elencato, a partire dal 2010, tutte le minacce ricevute dopo una serie di servizi mandati in onda dalla trasmissione di Rai Tre. Dalle indagini sulle stragi, alle infiltrazioni dei clan negli appalti, al caso Moro e all’omicidio Mattarella: il giornalista ha elencato l’attività di approfondimento svolta negli anni da Report.
Una parte dell’audizione è stata secretata. In particolare il giornalista di Report ha chiesto di spegnere audio e telecamere dopo una domanda dell’ex magistrato e senatore M5s, Roberto Scarpinato. “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”, aveva chiesto il parlamentare. Su quanto avvenuto è intervenuto lo stesso sottosegretario. “Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato – afferma – e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato. Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi”. Scarpinato ha poi replicato a sua volta a Fazzolari: “io non ho insinuato un collegamento tra lui e l’attentato a Ranucci, mi sono limitato a raccogliere alcuni elementi durante l’audizione di Ranucci e poi a fare delle domande per capire cosa è fondato e cosa no”.
Il giornalista ha, inoltre, riferito di non avere ricevuto altre minacce dopo l’attentato su cui sono al lavoro i pm della Capitale. “Io non so a quale contesto ricondurre questo attentato – ha aggiunto -. Non era certo un fuoco d’artificio, emerge che comunque che era qualcosa di importante. Quelle parcheggiate fuori alla mia abitazione erano macchine a gas che se esplose avrebbero buttato giù la palazzina”. Ranucci ha ricordato che due giorni prima aveva lanciato i “temi della prima puntata tra cui l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel business dell’eolico e sulle stragi”. Tra le minacce ricevute anche quella del 2024 legata ad un servizio sui narcos albanesi e messicani. “Ricordo di avere ricevuto alcuni messaggi inviati alle 5 del mattino da un avvocato – che in Italia ha difeso anche Pablo Escobar -, che mi riferì di essere stato contattato da alcuni appartenenti ad un cartello che chiedevano attività di dossieraggio nei miei confronti paventando anche azioni contro la mia persona”, ha rivelato.