Mentre l’Italia si concede una pausa estiva tra ombrelloni e ferie, c’è un’altra realtà che non conosce tregua. È quella degli infortuni sul lavoro. Una tragedia silenziosa, quotidiana, che da gennaio a fine luglio 2025 ha già spezzato 607 vite. Un numero che fa paura. Un numero che cresce. E lo fa del +5,2% rispetto allo stesso periodo del 2024 secondo l’osservatorio sulla sicurezza sul lavoro Vega. A guidare questa drammatica classifica è la Lombardia, seguita da Campania, Veneto e Sicilia.
La situazione nel Lazio
Il Lazio resta in zona bianca secondo l’Indice di Incidenza Nazionale, ma non mancano i casi tragici. Nella classifica delle province, male Frosinone al 26° posto, in zona rossa, con 5 decessi. Latina si colloca in zona arancione al 50° posto con 5 decessi, Roma invece segue il trend regionale e resta in zona bianca al 85° posto con 17 vittime.
È un’emergenza strutturale. I numeri cambiano poco negli anni, ma la sostanza resta: non si riesce a incidere sulle cause degli infortuni. E troppo spesso si muore sempre nello stesso modo. Costruzioni, manifattura, trasporti e commercio: sono questi i settori dove si continua a morire di più. Solo nei cantieri edili, fino a luglio, si contano 67 decessi.
Il lunedì resta il giorno più pericoloso, con il 23,3% degli infortuni mortali. Non è una strage che colpisce solo uomini italiani. Cresce del 15% la mortalità femminile sul lavoro: 54 le donne morte, di cui 29 in itinere. E il rischio per gli stranieri è più che doppio rispetto agli italiani: 131 vittime in totale da gennaio a luglio. E mentre le morti aumentano, le denunce di infortunio sono in lieve calo: 349.444, appena lo 0,4% in meno rispetto al 2024. Ma il dato va letto con attenzione: meno denunce, non significa meno incidenti.