Mafia e imprenditoria, una relazione pericolosa
Il documento lancia un nuovo allarme sull’espansione della 'ndrangheta
Oltre 93 milioni di euro in beni sequestrati e quasi 160 milioni in confische: sono numeri che parlano chiaro e che emergono dalla Relazione annuale della Direzione Investigativa Antimafia, che fotografa l’attività svolta nel 2024.
Il documento
Il documento lancia un nuovo, preoccupante allarme: la 'ndrangheta continua ad espandersi, rafforzando la propria presenza nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio di licenze e concessioni. Un fenomeno che ormai va ben oltre i confini della Calabria: delle 208 interdittive antimafia emesse nel 2024, più di 138 provengono da prefetture fuori regione, con il Lazio tra le aree più colpite.
Nel Lazio
55 i provvedimenti interdittivi solo nel Lazio, emessi dalle prefetture di Roma, Latina e Viterbo. La relazione evidenzia come nella Capitale, per la sua centralità politica, istituzionale ed economica, le organizzazioni criminali abbiano sviluppato un modello mafioso alternativo, capace di coniugare reati tradizionali – come estorsione, usura e traffico di droga – con raffinate strategie di infiltrazione nell’economia legale.
Un altro elemento critico è l’alleanza sempre più salda tra mafia e imprenditoria deviata. Le consorterie criminali accentuano la loro vocazione economica, trovando sponde in imprenditori disposti a evadere il fisco o a falsificare fatture per coprire tangenti. In questi casi – sottolinea la DIA – non si parla più di vittime, ma di complici.
Il quadro che emerge è quello di una criminalità sempre più invisibile e radicata, che mina la libera concorrenza e danneggia profondamente l’economia legale. Un sistema dove persino le estorsioni si mimetizzano dietro coperture contabili, rendendo difficile e sconveniente denunciare anche per chi subisce.
A Roma
A Roma, il pluralismo criminale si manifesta nella convivenza, solo in apparenza pacifica, tra formazioni autoctone e proiezioni delle grandi mafie tradizionali come ’ndrangheta, camorra e cosa nostra. Realtà diverse per struttura e metodi, ma accomunate da un unico obiettivo: conquistare il mercato illecito e penetrare il tessuto economico per ripulire e reinvestire capitali illeciti.