La relazione del Ministro

Lo scioglimento del comune: "La mafia controllava la Pubblica Amministrazione"

Le motivazioni dello scioglimento per Mafia

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Il Comune di Aprilia era occupato nei suoi settori nevralgici dall’Associazione mafiosa, un sodalizio pericoloso che consente la latitanza del capo clan, Patrizio Forniti. È questo in estrema sintesi il quadro gravissimo tracciato nella relazione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che illustra le motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Comune di Aprilia per infiltrazioni mafiose, dopo l’operazione Assedio che il 3 luglio scorso ha portato all’arresto di 23 persone, e tra queste l’allora sindaco Lanfranco Principi.

Ingerenza della criminalità organizzata che compromette la libera determinazione e l'imparzialità dell'amministrazione locale, come anche il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica e degli interessi della comunità, è quanto riportato dal numero uno del Viminale nella relazione che ripercorre i nodi principali delle 60 pagine stilate dalla Commissione di Accesso. Quanto ricostruito parla di elementi univoci, rilevanti e concreti su collegamenti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi. Cosche mafiose di matrice soprattutto calabrese inserite stabilmente nei gangli della pubblica amministrazione e nel tessuto economico della città.

La relazione della Prefettura sottolinea una continuità preoccupante tra l’amministrazione ora sciolta e la precedente, considerato anche che il sindaco arrestato, Principi, aveva già ricoperto il ruolo di vicesindaco e assessore. E ancora, legami di parentela o solide frequentazioni per alcuni degli amministratori e dipendenti dell’ente con soggetti appartenenti o vicini alla locale criminalità. Nelle elezioni del 2023, in una delle liste collegate al sindaco erano presenti persone legate al sodalizio criminale, con un rapporto tra mafia e politica non episodico, ma strutturato, con voti in cambio di favori pubblici.

Per quanto riguarda la gestione degli appalti pubblici, la commissione d’accesso ha rilevato un ricorso sistematico agli affidamenti diretti, spesso alle imprese legate ai sodali del clan. Come era emerso dall’inchiesta Assedio, poi, una società sarebbe stata favorita per l’affidamento del trasporto pubblico locale. Gravi anomalie poi nella gestione degli impianti sportivi, situazioni di morosità e occupazioni abusive negli alloggi popolari tollerate, e mancato utilizzo dei beni confiscati. Una situazione, insomma, nel complesso gravemente compromessa, che ha portato il Viminale a procedere allo scioglimento.

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