L'inchiesta

Finto pacco bomba e attentati, proseguono le indagini

Quattro gli ordigni esplosi, al Pantanaccio invece una scatola di scarpe vuota.

Finto pacco bomba e attentati, proseguono le indagini

Non poteva esplodere ma era chiaramente un messaggio, un avvertimento la scatola di scarpe confezionata come un ordigno lasciata al Pantanaccio, solo l’ultimo episodio in ordine di tempo dopo le quattro bombe che invece sono esplose a Latina negli ultimi giorni. A ritrovare il pacco sospetto in via Mercurio è stato Fabio Di Stefano, 36 anni, pregiudicato e genero di Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”.

Un nuovo elemento che va ad aggiungersi al mosaico complesso di elementi su cui stanno lavorando i Carabinieri coordinati dalla Procura Pontina, tra bombe posizionate davanti all’androne dei palazzi, come è successo alle casere Arlecchino e in viale Nervi, o sul muretto di un’abitazione in via Darsena, nel dedalo di traverse di via Torre La Felce.

E ora un nuovo pacco, che è stato fatto saltare dal Nucleo Artificieri Antisabotaggio del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, e che si è rivelato vuoto. Una guerra tra bande per la gestione delle piazze di spaccio, tra vecchie e nuove leve, o un’unica regia dietro tutto quello che sta accadendo, un unico messaggio. Di certo la droga è il motore di tutto, considerato anche che dopo la prima esplosione ai palazzi Arlecchino i Carabinieri hanno trovato sostanze stupefacenti durante le perquisizioni. Le bocche degli inquirenti sono chiaramente cucite, ma il lavoro prosegue senza sosta per dare risposte con i fatti in tempi ragionevoli, come annunciato dal Procuratore Aggiunto di Latina Luigia Spinelli.