Scandalo in tribunale, parla l'ex giudice Giorgia Castriota
Le indagini sono chiuse e la prossima udienza è prevista per il 21 marzo. Nel frattempo il Consiglio superiore della magistratura l’ha sospesa dal suo incarico.

Era Giudice per le indagini preliminari a Latina fino al 20 aprile 2023 quando viene raggiunta da una misura cautelare che la porta prima in carcere e poco dopo ai domiciliari. Poi la libertà ma un’accusa pesante, quella di corruzione diretta. L’ex Gip Giorgia Castriota, accusata di corruzione diretta, avrebbe preso denaro e altri vantaggi da alcuni imprenditori membri di una procedura giudiziaria che seguiva, tra questi c’era il suo fidanzato di allora. A occuparsi del procedimento è la Procura di Perugia, come accade per i procedimenti a carico dei giudici del Lazio. Le indagini sono chiuse e la prossima udienza è prevista per il 21 marzo. Nel frattempo il Consiglio superiore della magistratura l’ha sospesa dal suo incarico.
L’ex Gip racconta la sua versione
Dice al Lapresse: “Sono venuti a casa mia cercando chissà quali soldi e gioielli perché il mio fidanzato dell’epoca che era coadiutore dell’amministratore giudiziario millantava al telefono cose di cui nemmeno ero a conoscenza e che hanno fatto ritenere alle autorità che vivessi al di sopra delle mie possibilità”. Il primo punto su cui si concentra Castriota è proprio l’inconsistenza, a suo dire, dei vantaggi che avrebbe ricevuto dall’affidamento di alcune aziende sequestrate a un imprenditore con il quale aveva una relazione in cambio di denaro o di regali e altri benefit come è emerso secondo la Procura dalle intercettazioni telefoniche. “Non torna nulla. Mi si accusa di aver avuto prestazioni economiche dal rappresentante legale di queste 36 società del sequestrato ed è stato archiviato. Si parla di utilità e vantaggio ma io non ho un euro. Vivo di stipendio. In un anno e mezzo di indagine non è emerso uno spicciolo. Secondo l’accusa avrei 100mila euro che si sarebbero volatilizzati”. Oltre a questi la procura parla di viaggi, preziosi e un abbonamento allo Stadio Olimpico per le partite della Roma. Tutto negato dall’ex Gip che racconta di come sia arrivata alla scelta di accettare il patteggaimento: “È stata quasi una scelta obbligata. Nelle indagini ci sono 4/5 mesi di telefonate. Stiamo parlando di 3mila ore telefoniche. Solo per avere le integrali ci sarebbero voluti 55mila euro e per pagare una difesa degna di questo nome ci sarebbero voluti 100mila euro che non ho, più i viaggi a Perugia. Io mi chiedo a che punto uno si possa dire libero di difendersi”.