IL PROCESSO

La morte di Satnam, seconda udienza. Parla Lovato: "Voglio risarcire tutti i familiari". Il video

Sono stati scoltati sei testimoni, cinque carabinieri che hanno svolto le indagini e il proprietario della casa dove risiedeva Satnam

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Seconda udienza nella Corte d'Assise del tribunale di Latina del processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano scomparso dopo esser stato abbandonato dal suo datore di lavoro davanti casa senza un arto.

Le dichiarazioni dell'imprenditore Lovato

All'inizio dell'udienza l'imputato, Antonello Lovato, difeso dagli avvocati Mario Antinucci e Stefano Perotti, a cui viene contestato il reato di omicidio volontario con dolo eventuale, ha rilasciato dichiarazioni spontanee. "Ho seguito attentamente la scorsa udienza e so che diversi familiari di Satnam si sono costituiti parte civile. Per questo motivo ho chiesto ai miei avvocati di estendere il risarcimento anche a queste persone, tra cui una somma che ho raccolto lavorando in carcere, pari a 280 euro. Il mio impegno nei loro confronti rimarrà costante".

I testimoni

A rispondere alle domande del pm Marina Marra, sono stati sei testimoni in tutto: cinque carabinieri che hanno svolto le indagini e il proprietario della casa dove risiedeva Satnam, la stessa dove è stato abbandonato senza un braccio, a Castelverde, località di Cisterna di Latina. "Quando siamo intervenuti l'attrezzo artigianale (un'asta con un disco tondo di ferro avvolgitelo, praticamente un meccanismo rigido che avvolge il telo che serve per coprire gli ortaggi) era stato lanciato con la forza in una stradina dell'azienda - ha detto un brigadiere della sezione radiomobile del comando provinciale dell'Arma di Latina -. È stato Antonello Lovato a farci vedere dov'era, al pari del trattore che lo trainava, abbastanza distante da lì e anche dal punto dove è avvenuto l'incidente. Il furgone che abbiamo sequestrato, invece, era stato pulito e lavato, ritrovato nell'abitazione di Antonello", riferendosi al mezzo utilizzato per trasportare il bracciante dall'azienda agricola dove è avvenuto l'incidente alla casa dove si appoggiava Satnam. Il macchinario avvolgiplastica è stato definito "artigianale" poiché "non era un attrezzo creato ad hoc per tirare il telo", come ribadito dal secondo testimone, il comandante della stazione dei carabinieri di borgo Podgora. Quest'ultimo ha anche asserito che Soni, la compagna di Satnam, "ci disse che dopo l'incidente avevano il cellulare. Poi, quando furono messi sul furgone, lei non lo aveva più, al pari del marito".

Il padrone di casa

L'ultimo ad essere ascoltato, infine, è stato il padrone dell'abitazione di Castelverde, che ha detto che quando è tornato a casa ha trovato la compagna di Satnam disperata, mentre Antonello Lovato era invece di spalle, che "manovrava una cassetta da dentro il furgone mettendo qualcosa al suo interno, per poi poggiarlo a terra. "Gli ho chiesto cosa stesse succedendo - ha spiegato l'uomo - e lui mi ha risposto "Si è tagliato". Allora gli ho domandato perché lo avesse portato lì, e lui mi ha detto: "non sono in regola". Ricordo che Soni che accarezzava la testa di Satnam e si sporcava le mani perché era piena di sangue".

Guarda le dichiarazioni di Lovato in aula...

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