LA TRAGEDIA A LUGLIO

Crollo al ristorante "Essenza": si cercano tracce di lavori non autorizzati

L'inchiesta prosegue per far luce sulle cause della tragedia costata la vita a Mara Severin

Crollo al ristorante "Essenza": si cercano tracce di lavori non autorizzati
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Potrebbero essere stati effettuati interventi edilizi non autorizzati all’interno della palazzina di via Roma che ospitava il ristorante stellato "Essenza", dove il 7 luglio scorso il crollo di un solaio ha provocato la morte della 31enne sommelier Mara Severin. È anche su questa pista che si concentrano gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura della Repubblica di Latina, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni, al momento ancora a carico di ignoti.

A condurre l’indagine tecnica è stato incaricato l’ingegner Claudio De Angelis, ex comandante dei Vigili del Fuoco di Roma, nominato perito dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano. A lui è stato chiesto di accertare le cause del crollo e di individuare eventuali responsabilità legate allo stato dell’immobile e del locale. La sua relazione dovrà essere consegnata entro 60 giorni.

Le ipotesi al vaglio

L’attenzione degli inquirenti si concentra anche su possibili lavori eseguiti senza autorizzazioni o non documentati. Oltre all’analisi dei materiali utilizzati nei vari interventi nel tempo – incluso l’ultimo risalente a gennaio 2025, relativo all’impermeabilizzazione del solaio – il perito dovrà analizzare le ristrutturazioni ufficialmente certificate, i cui atti sono stati già acquisiti presso gli uffici del Comune, sia da parte dei proprietari dell’edificio sia dai gestori del ristorante, attivo a Terracina dal 2019 dopo il trasferimento da Pontinia.

Ma non si esclude la presenza di ulteriori modifiche non autorizzate. Saranno le ispezioni in loco a chiarire se siano stati effettuati lavori occulti che potrebbero aver indebolito la struttura portante della palazzina.

Locali ancora sotto sequestro

Nel frattempo, i locali del ristorante restano sotto sequestro. Il sostituto procuratore Miliano ha respinto l’istanza presentata dai titolari della società – Giuseppe Emilio, lo chef Simone Nardone e la moglie Ilari Mandatori – che, tramite l’avvocato Luca Giudetti, avevano chiesto di poter recuperare parte dei beni contenuti all’interno del locale: arredi e pregiate bottiglie di vino, rimaste incustodite nella struttura ancora delimitata dal nastro bianco e rosso.

Il diniego della Procura è motivato da ragioni di sicurezza, in quanto manca il nulla osta dei Vigili del Fuoco per poter accedere in sicurezza all’edificio.

Il nodo delle responsabilità

Le prossime settimane saranno decisive per l’indagine. Le conclusioni della perizia tecnica rappresentano il passaggio chiave per stabilire se e quali responsabilità possano essere attribuite a chi ha operato all’interno dell’immobile. Intanto, la comunità resta in attesa di verità e giustizia per una tragedia che ha scosso profondamente Terracina.