DOPO LA VERTENZA DENSO

Cassinate, nuovo allarme lavoro: trasferimenti forzati alla Iscot, la reazione dei sindacati

I sindacati denunciano trasferimenti forzati verso la provincia di Rieti per 43 lavoratori rimasti, con stipendi da 900 euro e 150 chilometri di distanza da casa

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Ancora brutte notizie che toccano da vicino l’indotto Stellantis del cassinate. Un nuovo allarme occupazionale  fa tremare i dipendenti e le rispettive famiglie questa volta della Iscot. La società è specializzata nella pulizia dei macchinari. Sul piede di guerra i sindacati che denunciano licenziamenti definiti “camuffati”. Sotto la lente è infatti la politica aziendale dei trasferimenti forzati.
Secondo la denuncia di lavoratori e sindacati l’azienda starebbe chiedendo alle 43 unità lavorative rimaste, in precedenza si era arrivati a contare fino a 70 dipendenti, di accettare trasferimenti presso una nuova sede posizionata in provincia di Rieti. Una trasferta di fatto proibitiva perché, a fronte di uno stipendio di 900 euro mensili, la distanza da casa risulterebbe in media di 150 chilometri. Forse una politica che favorisce le dimissioni dei dipendenti? Si chiede da più parti. Quindi ancora un caso da attenzionare dopo le vertenze che hanno coinvolto altre aziende dell’indotto Stellantis, l’ultima risolta solo qualche giorno fa, quella che ha riguardato la Denso.
Tornando alla Iscot, alcuni dipendenti avrebbero dimostrato la giusta causa e sarebbero riusciti a ottenere l’indannità di disoccupazione.

Insomma per la Iscot è in atto una vera e propria scrematura dell’organico e questo rappresenta una ulteriore preoccupazione per l’industria nel cassinate, un vero e proprio processo di deindustrializzazione dell’intera area che richiede l’intervento urgente delle istituzioni sia a livello provinciale che regionale.

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