Lettera aperta del WWF Litorale Laziale in merito alla situazione del parco della Rimembranza di Terracina chiuso dal 29 agosto scorso a seguito dell’ordinanza di chiusura per alcune zone dichiarate inagibili. A quasi due mesi di distanza la situazione non è cambiata al di là di un sopralluogo effettuato qualche giorno dopo dal Direttore del Parco Ausoni e Lago di Fondi, dal Funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici e dal Capo settore Ambiente del Comune di Terracina, unitamente ai volontari del Parco che da 27 anni stanno curando questo polmone verde che si trova in pieno centro.
Giornate intense, a volte faticose ma sempre piene di quella gioia che sempre si impossessa di chi, innamorato della Natura, può passare qualche ora immerso in essa. Abbiamo offerto ai visitatori il racconto delle tradizioni legate all’uso delle piante- scrive il WWF-, la curiosità di animali selvatici, come le volpi, che hanno scelto il parco come loro dimora. Abbiamo organizzato incontri scientifici, culturali, sociali dando sempre il meglio, è stato una casa per mostre delle scuole o fotografiche o di sculture di alto livello. Sede di concerti memorabili e tanto altro”. I firmatari della nota parlando poi delle dolenti note relative ad una diffusa indifferenza e superficialità. Mai un tecnico che sia venuto a fare un sopralluogo sulla stabilità delle strutture- sottolinea il WWF-, eppure abbiamo scritto più volte! Strutture vegetali bisognose di interventi importanti sul verde assolutamente lasciati all’incuria dalla ditta tenuta per contratto alla manutenzione. Un abbandono totale, e la politica assente. Nella delibera del 29 agosto si parlava di chiusura fino a nuove verifiche, ma verifiche non ce ne sono state. Ed è questo che contesta il WWF.
La conseguenza è che il Parco è sempre più nel degrado vanificando tra le altre cose i sentieri creati nel tempo, la cura delle piante e altro ancora. Il WWF, oltre a chiedere un incontro con il Commissario Cappetta, invoca la riapertura quantomeno di quelle zone dove non c’è nessun rischio in modo da tornare a prendersi cura della vegetazione. Ovviamente circoscrivendo le zone ritenute inagibili.