Lo stabilimento Stellantis continua a vivere un periodo di profonda incertezza. Tra stop produttivi e nuove settimane di ferie forzate — dal 15 al 31 dicembre — la fabbrica si muove come un pendolo tra sospensioni e riprese a rilento, segno evidente di una crisi che non accenna a rientrare. La produzione è ridotta ai minimi termini e il futuro del sito appare sempre più nebuloso.
L’allarme dei sindacati
A lanciare un nuovo grido d’allarme è Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, che parla apertamente della necessità di interventi immediati. «Non mi stupiscono i nuovi fermi e le ferie prolungate — spiega — perché anche nell’ultimo incontro con Stellantis non sono emersi elementi di novità. Si parla ancora di Giulia e Stelvio elettrici e ibridi, ma i tempi sono lunghissimi: il 2028 è troppo lontano per resistere in queste condizioni»
Il nodo degli ammortizzatori sociali
Lodi avverte che nei prossimi mesi scadranno i contratti di solidarietà e che serviranno nuovi strumenti di sostegno per evitare ulteriori ricadute occupazionali. «Cassino non sa cosa deve fare domani — afferma — e questa è la vera drammaticità della situazione. Finché la produzione non ripartirà, serviranno almeno due anni di ammortizzatori sociali. Non possiamo aspettare l’Europa: le risposte devono arrivare subito da Stellantis».
La transizione e le responsabilità
Secondo il sindacalista, la discussione europea sulla transizione ecologica non può diventare un alibi per rimandare decisioni urgenti. «Stellantis aspetta che la Commissione europea cambi le regole della transizione prima di decidere nuovi investimenti, ma qui non c’è il tema del 2035: al 2035 non ci arriva nessuno stabilimento se non si interviene subito».
L’indotto al collasso
Il quadro si aggrava ulteriormente guardando all’indotto, già in ginocchio a causa della riduzione dei volumi produttivi. «Molte aziende del settore versano in condizioni drammatiche — continua Lodi — e nella primavera del 2026 termineranno anche gli ammortizzatori sociali. Il Governo avrebbe dovuto convocare un tavolo sull’automotive già da giugno, ma ancora non c’è traccia né di quello generale né di quello dedicato alla componentistica».
Un futuro ancora incerto
Cassino, come Melfi e Termoli, resta in attesa di un piano industriale concreto che vada oltre gli annunci sulla transizione elettrica. La Fiom chiede risposte e strategie per accompagnare i lavoratori in una fase sempre più insostenibile. L’appello di Lodi è diretto: servono interventi urgenti da parte di Stellantis e del Governo per evitare che la “transizione” diventi sinonimo di declino.