Il Tribunale di Frosinone, presieduto da Antonio Ruscito, ha assolto con formula piena Riccardo Bianchi, già presidente della società AeA, Antonio Cavallaro, ex direttore della stessa, e il Consorzio Asi. La decisione riconosce che la società in house non era responsabile dell’inquinamento del fiume Sacco, in provincia di Frosinone. Contestualmente, il giudice ha disposto anche il dissequestro dell’impianto di depurazione di Ceccano.
Le accuse e le indagini
La AeA, società che gestiva i depuratori consortili delle province di Frosinone e Rieti per conto dei consorzi industriali Asi di Frosinone, Cosilam di Cassino e del Consorzio di Rieti, era finita sotto accusa per presunte irregolarità nella gestione dei fanghi industriali. Per mesi, il presidente Riccardo Bianchi era stato agli arresti domiciliari. Le indagini erano partite a seguito di segnalazioni riguardanti la fuoriuscita di schiuma e cattivi odori provenienti dall’impianto di Ceccano, che avevano fatto ipotizzare un cattivo funzionamento del sistema di depurazione.
Gli impianti erano sotto controllo
Durante il processo, gli imputati hanno dimostrato di aver adottato tecnologie moderne per il monitoraggio della qualità delle acque, installando apparati in grado di rilevare automaticamente eventuali scarichi anomali. Ogni volta che venivano riscontrate irregolarità, la società provvedeva a informare immediatamente le autorità competenti, agendo dunque secondo le procedure previste dalla normativa ambientale.
Le conclusioni del Tribunale
Il giudice ha accertato che l’inquinamento del fiume Sacco non derivava dal malfunzionamento degli impianti di depurazione, ma da **sversamenti clandestini** provenienti da soggetti esterni e non riconducibili alla AeA né al Consorzio Asi.
Accolte quindi le tesi difensive sostenute dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Domenico Marzi e Angela Valente, che hanno evidenziato come la società avesse agito con diligenza e trasparenza nella gestione delle attività.
Una vicenda giudiziaria chiusa
Con questa sentenza, si chiude una delle vicende ambientali più delicate del territorio frusinate. La decisione del Tribunale rappresenta un punto fermo nella ricostruzione delle responsabilità legate all’inquinamento del Sacco e restituisce piena legittimità all’operato della AeA e del Consorzio industriale.