un grande dirigente

Tennis in lutto, è morto Sandro Pontecorvi

Fu  lui che lancio' il Torneo Internazionale Femminile di Sezze che per anni ha appassionato migliaia di persone

Tennis in lutto, è morto Sandro Pontecorvi
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E' morto Sandro Pontecorvi, figura storica dello sport pontino, legato sopratutto al Tennis. Medico e dirigente sportivo. E' stato primario all’ospedale di Sezze, poi direttore sanitario dello stesso, dirigente della Usl di Latina e direttore sanitario dell‘Icot. E’ stato anche dirigente di spicco della federazione italiana di tennis. Fu  lui che lancio' il Torneo Internazionale Femminile di Sezze che per anni ha appassionato migliaia di persone.

Il ricordo di Lidano Grassucci

Come un contadino mette il seme di questo sport, costruendo i campi e poi, in quei campi, apre la porta di Sezze al mondo con gli internazionali femminili. Porta a Sezze il mondo, una Sezze sempre pigra ad andare nel mondo. 34 edizioni, il meglio del tennis femminile del pianeta veniva in questo posto che del pianeta è un buco. Fa conoscere ad una comunità dove non  passi ma ci devi andare che il mondo può scambiare e scambiando cambia il mondo e cambia anche chi lo ospita.

Enzo Eramo dice d’istinto: “sarebbe bello intitolare a lui i campi da tennis”. E’ vero, ma dovremmo ricordare con il suo nome una comunità che era “originale” e non imitativa che faceva la differenza, che aveva eccellenze umane che facevano una straordinaria classe dirigente diffusa.

Proprio ieri ho visto per caso un ricordo di Lea Pericoli, la prima grande tennista italiana, che con i suoi abiti e il suo modo di giocare ha cambiato lo sport ma anche il costume. Ecco, Sandro Pontecorvi è stato capace di cambiare il costume, la mentalità, la cultura setina molto e di più di chi si sente con l’esclusiva dell’intelletto.

Ricordo personale, ci siamo incrociato spessissimo, sempre cortesissimo, disponibile, con un sorriso vivo: ci siamo incontrati in ospedale a Sezze, nei campi da tennis, all’Icot, ai Rotary, a convegni di sport e sempre ci siamo salutati, rispettati, riconoscendo io la sua figura che non era banale, anzi.

Aperto di testa alle cose nuove. I campi da tennis fatti per volontà dove neanche si sapeva che cosa era il tennis. Mio padre Antonio andò a lavorare in un cantiere edile a Latina e mi portò strane palle pelose, con striature, rimbalzavano un sacco. Ci ho giocato per anni, prima di capire che per “farle giocare” ci volevano racchette e gambe ma già era tempo che guardassi più le gambe delle tenniste che il gioco.

Così è andato via un grande setino, uno che aveva così solide radici qui da potersi permettere di cambiare il nostro mondo conoscendo bene ogni altro mondo.