Un altro detenuto suicida, è il secondo caso in via Cerreto
Troppe volte il carcere si trasforma in una condanna alla solitudine, alla malattia, alla morte
Ancora un suicidio in carcere. Un giovane detenuto di 30 anni, tossicodipendente, condannato per reati minori, è morto dopo aver tentato di togliersi la vita nel penitenziario di Frosinone. Era arrivato da Rebibbia lo scorso dicembre. Non aveva contatti con l’esterno. Era un invisibile.
💬 “La solitudine uccide, in carcere più che fuori” – è la denuncia accorata di Stefano Anastasìa, Garante delle persone private della libertà del Lazio. Ed è una frase che pesa come un macigno, mentre questo è già il secondo suicidio solo a Frosinone.
📊 41 suicidi nelle carceri italiane da gennaio, più 33 morti ancora da accertare. Quattro solo nel Lazio. Numeri che non possono più essere liquidati come “casi isolati”. È una strage silenziosa.
🔒 A Frosinone il tasso di affollamento reale è del 127%. A livello nazionale il dato è ancora peggiore: 134%, secondo i dati aggiornati al 14 luglio. Un sovraffollamento che non è solo questione logistica, ma una vera emergenza umanitaria.
🎙️ "Il carcere non ce la fa a mettere le pezze a un mondo a rovescio", denuncia ancora Anastasìa, e ha ragione: stiamo chiedendo al sistema penitenziario di curare quello che andrebbe affrontato con politiche sociali, sanitarie, di prevenzione.
Troppe volte il carcere si trasforma in una condanna alla solitudine, alla malattia, alla morte. È un sistema che punisce più la fragilità che il crimine.