Uccise il compagno della madre, D'Atino condannato a 24 anni
Provvisionali fino a 30mila euro per i familiari

I giudici della Corte d’Assise, affiancati dalla giuria popolare, hanno emesso ieri pomeriggio la sentenza nei confronti di Luigi D’Atino, 34 anni, originario di Priverno: condanna a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Germano Riccioni e il tentato omicidio di Adele Coluzzi, madre dell’imputato e compagna della vittima.
La camera di consiglio si è protratta più del previsto. Intorno alle 16, i giudici sono rientrati in aula per leggere la sentenza. D’Atino è stato riconosciuto colpevole, con l’aggravante dell’affinità ma senza quella della crudeltà. Gli sono state concesse le attenuanti generiche. Disposta inoltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
🔸 Risarcimenti e provvisionali: la Corte ha stabilito il diritto al risarcimento per le parti civili (da definire in sede civile), fissando sei provvisionali: due da 20.000€, due da 25.000€ e due da 30.000€ a favore dei familiari della vittima.
🧑⚖️ Nella sua requisitoria, il pm Giuseppe Bontempo aveva chiesto 30 anni di carcere, riconoscendo le attenuanti ma insistendo sulle aggravanti della familiarità e della crudeltà, ricostruendo con dovizia i momenti dell’aggressione: prima il pestaggio, poi i colpi inferti con un’anfora di gesso e oggetti metallici. La madre, che tentava di fuggire, venne colpita al volto con un mattone e lasciata agonizzante.
🗣️ Durante la fase più drammatica, il pm ha riportato le parole urlate da D’Atino ai soccorritori:
«Lo devi rianimare, lo devi fare svegliare perché io lo devo ammazzare, deve sentire tutti i colpi che gli do».
Secondo le testimonianze, i sanitari furono costretti a rifugiarsi nelle ambulanze, spaventati dall’aggressività dell’uomo.
👩⚖️ Le avvocate Cesarina Gandolfi e Maria Teresa Ciotti, che rappresentano rispettivamente Adele Coluzzi, l’ex moglie e la figlia di Riccioni, oltre ai genitori e fratelli della vittima, hanno insistito sul tema della ferocia con cui fu commesso l’omicidio.
👨⚖️ I legali della difesa, Gianmarco Conca e Manfredo Fiormonti, hanno chiesto la derubricazione del tentato omicidio in lesioni gravissime, l’esclusione dell’aggravante della crudeltà e il riconoscimento della semi-infermità mentale dell’imputato, parlando di una «personalità disarmonica» segnata da una vita difficile, abusi di droga e gravi lutti familiari. La Corte ha infine accolto alcune istanze della difesa, escludendo l’aggravante della crudeltà, pur confermando la gravità del reato.