L'udienza preliminare

Omicidio allo Shake Bar, processo blindato

Imputato in videoconferenza dal carcere, rischia ritorsioni da parte dei familiari della vittima

Omicidio allo Shake Bar, processo blindato
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Omicidio allo Shake Bar a Frosinone, oggi il processo con rito abbreviato per Mikea Zaka, il 23enne albanese che nel marzo dello scorso anno uccise a colpi di pistola il connazionale Kasmi Kasem. Il processo sarà blindato per evitare contatti tra l’imputato e i familiari della vittima, Zaka parteciperà  in videoconferenza dal carcere. Da alcune intercettazioni sarebbero emerse delle ritorsioni nei confronti di Zaka nel caso in cui fosse presente in aula.

Le accuse

Zaka,  secondo l’accusa, il 9 marzo scorso avrebbe sparato sei colpi di pistola con un’arma calibro 7.65, detenuta illegalmente. Altre tre persone che si trovavano fuori dal bar di via Aldo Moro, sono rimaste gravemente ferite e sottoposte ad intervento chirurgico all’ospedale San Camillo di Roma e allo Spaziani di Frosinone. Zaka subito dopo l’omicidio si è dato alla fuga, sostenendo di aver buttato la pistola nel fiume Cosa all'altezza di via Verdi, ma l'arma non è mai stata ritrovata.

Per il giudice la sparatoria di via Aldo Moro ha determinato un “cospicuo allarme sociale” con il rischio che  “si possano verificare atti ritorsivi nei confronti dell'indagato, già prospettati ed emersi nelle indagini”.

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