15 secoli ma non li dimostra, è la regola benedettina, sempre molto attuale. La regula benedicti di San Benedetto da Norcia effettivamente è un documento perennemente e significativamente attuale; soprattutto perché consente di poter declinare efficacemente i principi eterni anche alla quotidianità contemporanea. A partire dal “prologo” e per tutti i 73 capitoli, Benedetto da Norcia – il padre del monachesimo cattolico e della rinascita della cultura europea – con grandissima lucidità, saggezza e lungimiranza ha delineato una serie di “paletti” per aiutare le persone a seguire un percorso verso la perfezione lavorando per evitare che la naturale entropia possa danneggiare quelle comunità che si sviluppano senza una organizzazione regolata. Da quindici secoli il principio-guida rimane: «è l’organizzazione che crea la comunità». Benedetto crea così una triangolazione virtuosa tra Regola, abate e comunità. L’abate è sottomesso alla Regola, la quale però lo invita a più riprese a “disporre diversamente” da quanto indicato se il discernimento della situazione concreta della comunità e la cura delle pecore più deboli lo richiede. A loro volta i fratelli, tenuti ad obbedire in tutto alla Regola e all’abate, sono però chiamati “a esprimere il proprio parere in consiglio” [Regola, III, 3] ed è a loro che spetta l’elezione del nuovo abate. Così ognuna delle tre istanze – Regola, abate e comunità – rimanda alle altre due, si nutre e si arricchisce dell’interazione, trova in questa dinamica comunitaria una fonte di conversione e di costante sottomissione all’unica norma decisiva, il Vangelo.